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È finita. Ma non mi hanno finita.

Ascoltando qualche nota di pianoforte, trovo lo slancio per affrontare "la stesura" di quello che è il post a cui mi preparo da tanto tempo. Sono le 17:30. Una settimana fa, ora, era già dopo.

È già passata una settimana e questo dopo è ora ed oggi. Anche se non del tutto. È solo un momento di calma piatta prima della conclusione "in bellezza" e della settimana.

Insomma, è finita. È finita (ma non sono riusciuti a finirmi).

Lo ripeto a me, a Marta (Dottoressa Goffredo), a noi, a qualcuno che incontro, a gatta Phoebe. Cerco di ripeterlo per mettere in forma questa frase che ancora associo a qualcosa di indeterminato. «È finita?» ora mi domando. Sono tornata così tante volte a Roma Tre che non capisco se faccia parte dell'opera di elaborazione oppure appartenga ad una strana forma di nostalgia eccessivamente precoce.

Suvvia, ad una settimana dall'accaduto mi concedo ad un elogio, se così si può definire, personale. Come nell'ultima pagina della mia tesi, che solo in pochi hanno avuto la fortuna di leggere prima che la facessi "scomparire" in mostra nella libreria a fare compagnia alla prima (all'altra). 

Il tramonto di venerdì 17 marzo 2017 l'ho vissuto come in un film. Fuori da me, con un'emozione talmente forte da avermi catapultata in una dimensione parallela d'incoscienza e stupefacenza.

A ripensarci, quei complimenti extra me li sarei dovuti vivere meglio. Ma le lacrime insieme alla tensione mi hanno fatto chiudere il sipario in anticipo, censurando alle mia orecchie quello che il professore stava affermando. Ma il mio relatore lo sa, sin dal primo giorno in cui ci siamo incontrati, fuor di professionalità accademica, oltre che essere parlanti, noi scimmie evolute sappiamo essere particolarmente emotivi. Ed io di più.

Che cosa strana sentir parlare del "bacio accademico" solo quando te ne hanno dato uno (metaforicamente)... Ho stretto le mani e guardato negli occhi la mia commissione con assoluta naturalezza dell'accaduto senza rendermi ben conto di cosa significasse. Questo dimostra che persino quando credi d'aver finito un percorso d'apprendimento, l'atto conclusivo è solo il primo evento (di una lunga serie) di avvenimenti che ancora non conosci ed io non vedo l'ora d'imparare.

Ora che la campana ha suonato il suo ultimo rintocco e i fuochi d'artificio si sono spenti, non mi sento vuota come mi era stato preannunciato. Anzi! Rimango in attesa di un momento di pausa, che temo d'ora in poi sarà proprio complicato trovare. Questo che vivo ora è il primo tempo di un balletto. Tra poco continuerò a fare le piroette.

-Meno di due settimane dall'ANDATA-

La prima cosa che ho fatto, oltre che fare la corsetta da neo-laureata (in memoria della prima volta che non si dimentica mai) è stato sdraiarmi sul sedile vicino alla vasca e guardare in alto. Quella distensione la ricordo nettamente, come distintamente ricordo la mano di mio padre afferrarmi il braccio sinistro energicamente; lo sguardo di mia madre colpirmi come una freccia, dopo che le lacrime mi hanno concesso una vista migliore, l'urletto della Dottoressa Goffredo che ha scosso la mia gioia e la voce di Gianluca ripetermi i complimenti extra dei professori. Ci sono tante persone che potrei elencare, ma chi c'era e pure chi non c'era conosce il conforto che sono riusciti a trasmettermi, assorbendo la mia assillante angoscia con un sorriso o un semplice -falla finita!-

Anche se FORZA, è la parola che ha segnato il periodo.

Insomma la prima cosa che ho fatto è stato non dormire. Questa passerà alla storia.

La notte prima ho dormito 11 ore -ed onestamente non ricordo l'ultima volta che ho dormito così tanto e posso affermare in piena onestà che in qualsiasi circostanza postuma alla tesi avrei pensato succedesse. Ed invece alle 21.30 del 16 sono sprofondata in un sonno di bellezza; cosa che invece non è accaduta la notte del 17. Drogata di adrenalina, mi sono addormentata tardissimo, svegliata ripetutamente durante la notte fino ad arrendermi intorno alle 7 quando ho deciso di dare avvio alla cosa che desideravo fare dal primo giorno. Cancell.. pardon archiviare la cartella della tesi con dentro tutto, tutto, ma proprio tutto quello che ho raccolto nei mesi di lavorazione; cancellare tutti i riferimenti, siti e preferiti collezionati nel browser del computer. È stata una soddisfazione dal sapore originale. Mettere in ordine e archiviare mi è sempre piaciuto. Magari lo scrivo nel curriculum.. che ancora non ho aggiornato. Altro importantissimo passo che compirò non appena il moto perpetuo di questi giorni finirà. È noioso, ma lo devo fare. Sarà l'unica cosa noiosa che farò però!

Il mio perfezionismo ha visto errori ovunque nella tesi stampata. Avevo messo in calendario che li avrei corretti durante la settimana. La tentazione è stata alta, ma non è ancora arrivato quel momento.

Tra l'altro domenica durante la festa ho anche pensato che avrei potuto portarla, come simbolo. Ma è stato meglio dimenticarla. È stata una festa bellissima. Non ero protagonista di una festa -una festa vera- da tanto tempo.

Ho compiuto gli anni che da rito si dovrebbero festeggiare e non ho fatto la festa.

Mi sono laureata e non ho fatto la festa.

È stata una decisione consapevole non festeggiare; questa volta però l'avvertimento mi è stato "intimato amorevolmente" l'estate scorsa da mio padre: «Per il prossimo traguardo, Eva non rompere, facciamo una festa. Fai pace con l'idea, ma si deve festeggiare.» Non ho avuto margine per tirarmi indietro; non è stata una proposta ma un comando. Chissà come sarebbero stati contenti "i Comandanti" di partecipare ad una festa così importante. Il calice in alto e una bozza di ballo sono stati compiuti; quindi è stato come se ci fossero stati! 

La presenza di Morandi ha scompaginato i nostri orari e la jam session mi ha resa la "Dottoressa" più felice del mondo. Imprevisti e Musica sono esattamente come desideravo fosse la mia festa. Il caso ci ha portati alla serata che desideravo fosse la mia festa. Con quale precisione!!

È passata un'ora e il mio Stop necessita di diventare nuovamente un Play.

Scriverò presto.

Ps: il video diario che ho inteso utilizzare come metodo anti-stress e psicologo monoculare ora è fuori dal confine italiano. Io l'ho rivisto la sera stessa del 17 è sono morta dalle risate per quanto riesco ad essere buffa sotto pressione. Prossimamente farò ridere anche voi.

Grazie, vi voglio bene.

Dott.ssa Eva Addante 😉 🎓

(perdonatemi. la vanità è un peccato capitale, ma sarebbe un peccato non avvalermene in questo momento.)



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