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Onestamente penso e quindi scrivo

In autostrada da Amburgo.

Ore 20:02 dell’anno 2017.

Si sta per concludere un nuovo anno. 

Ad un mese e cinque giorni dal 1° gennaio 2018 sono impaziente.

Il mio difetto/carattere si ripropone come la peperonata di zia.

Oggi ho festeggiato il compleanno di due persone a me care. 

Penso a Rieti da Amburgo come penso all’Italia dalla Germania tutti i giorni da Berlino. Un pensiero malinconico, talvolta talmente rumoroso da sorprendermi. Sottoposta al vento della vita, mi interrogo continuamente su come desidero che sia la mia vita. Non trovo risposta nella struttura che mi viene proposta; o meglio, non trovo una risposta che muova il mio entusiasmo. La realtà è che voglio condividere i miei pensieri, cambiare e scambiare idee e costruire nuove architetture per rendere omaggio ogni giorno alla vita. Perché la vita è bella. Non lo pensava solo Benigni. È bella e voglio preservarla. 

Cito George Carlin, a sua volta citato da un musicista. Uno di quelli che è arrivato per caso, nel momento esatto attraverso un’intervista rilasciata a Pitchwork. Si chiama Sam Gendel e dice:

Have you ever read any George Carlin? The comedian. 

He wrote this book, and this little paragraph preface stuck with me. 

I know it by heart. 

I can say it in one breath, it's so short. 

He says, "I'm an outsider by choice, but not truly. It's the unpleasantness of the system that keeps me out. I would rather be in, in a good system. That's where my discontent comes from, in being forced to choose to stay outside. My advice: Just keep moving straight ahead. Every now and again you'll find yourself in a different place.”

Questo signore in quel libro ha scritto come io mi sento, ora, in questo sistema. Una spiacevole vibrazione che proviene dal sistema. Ne voglio stare fuori e mi costringe esso stesso a rimanerne. È come se il mio posto sia dall’altra parte di qualcosa, in uno spazio non definito; che non si definisce con quello che mi circonda ma in cui vivo (gioco forza).

Per imparare a muovermi fluidamente nel meccanismo temo di perdere la mia stella, il mio pensiero felice che mi porti verso la seconda stella a destra - questo è il cammino.

It’s the slow trickling giving up of our freedom. In this country, we’re lucky: we’re free. I see people losing momentum in their enthusiasm for that. Every day people are more willing to accept whatever the flavour of the day is. That’s voluntary. It’s a choice. And we’re fortunate enough that we have the chic ti disagree publicly, if we want. But if people are willing to give that ip, that’s volunteered slavery.

Onestamente non voglio perdere la mia libertà. 

È una scelta.

Ho studiato fino ad ottenere due lauree; questa è stata un’altra scelta.

Ed ora cosa scelgo?

Non voglio smettere di scegliere la libertà. Non voglio farmela rubare.

Definisci il concetto di rubare.

ETIMOLOGIA Dal gotico *raubōn, der. di *rauba ‘bottino1’

Il mio bottino è la mia mente, è dove risiede la mia anima, è dove il credo si manifesta.



PS: Prometto che parlerò d'Amburgo, ma ora che posso condividere questi pensieri on the road da pullman, sono troppo stanca per rendere omaggio alla città anseatica :)

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