Poesia e buche
- Eva Addante

- 14 ott 2016
- Tempo di lettura: 2 min


Perché non soffermarsi sulle buche? È il pensiero degli ultimi giorni.
Una settimana fa ho visto finire i lavori di demolizione e ricostruzione asfalto della via dove lavoro. Una via non centrale, trafficata esclusivamente dai residenti e dai pochi che -a mio avviso- sbagliano strada. Ho visto 4 operai lavora, durante diverse condizioni meteorologiche per ricostruire l'asfalto come sarti. Neanche Dolce&Gabbana a 4 mani avrebbero saputo creare "cuciture" stradali così uniformi.
Parlando con il mio boss, mi è venuto spontaneo dire: I would probably try to sleep on it (sull'asfalto, perché a occhio nudo sembra così soffice!) Mi ha risposto che la frase da me appena scritta, è poesia. Quel tipo di poesia urbana che nessun tedesco sarebbe in grado di pensare e di conseguenza, concepire. Ma lui, tedesco di Berlino, cresciuto nella Berlino ovest ed ora residente nella Berlino est -per scelta- questa poesia la coglie, perché coglie ancora la differenza tra chi apprezza ciò che lo circonda e chi invece è assuefatto da cura e precisione.
<Sono a Berlino da troppo poco tempo> si è esatto. Ho ricevuto oggi il documento che certifica il mio domicilio a Pankow. È stato un procedimento lineare e semplice, talmente semplice che a detta di Federico l'ufficiosità non ha reso giustizia all'avvenimento: da oggi IO ESISTO per lo stato tedesco. -Per inciso esisto e sono dichiaratamente di religione cattolica. Per la precisione appartenente alla Santa Romana Chiesa. Non ho avuto il coraggio di dichiarare il contrario. Non ricordo il giorno in cui mi hanno ficcato la testa sotto l'acqua per battezzarmi, ma una cosa ho pensato in quel preciso istante in cui l'impiegata me l'ha chiesto: desidererei poter inserire in quella casella molto di più che il nome di una chiesa. La spiritualità non è cosa istituzionale, è una questione privata. Ed invece ho taciuto.
Ritornando alle buche, in alto ho estratto i primi due risultati della ricerca "la repubblica buche Roma".
Leggere questi due titoli è poesia all'italiana, goffamente ironica. Articolo di un mese fa che riporta "le vittime" della quotidiana giungla romana e successivamente guardare il video di un nuovo attrezzo per riparare "il carnefice" in un modo del tutto pittoresco.
Io mi ripeto d'aver visto come si ricostruisce l'asfalto di una strada: con l'asfalto, quattro uomini e nessun dispositivo sì machiavellico. Non me lo sono sognato!
Ora mi accingo a sognare se no Federico si addormenta e io devo rincorrerlo.








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