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So solo che ti voglio bene (parte 2)


Circa una settimana dopo.

Sottosopra e fortunatamente non "nel sottosopra" mi siedo e scrivo.

Per me, solo per me.

Ho aperto la finestra per ascoltare i suoni del mondo oltre. Non un suono. Neanche la pioggia.

Infondo la pala eolica gira. Quanto gira la pala eolica ! Per questo credevo d'ascoltare il suono del vento tra il fogliame del nostro albero-del-cortile. Che brutto non saper definire il nome di un albero. Per quanto possa sforzarmi, fisso le sue foglie, che stanno iniziando a cadere solo ora. Dicevo, per quanto possa sforzarmi, la loro visione non si ricollega a nessuna conoscenza previa. 

La mia attenzione è stata colta da un'altro elemento in questo momento. Continuo a scrivere guardando fuori dalla finestra perché il bisogno di documentare ciò che sto guardando è assoluto:

un uomo corre tra i campi che costeggiano i binari della s-bahn.

Il fatto che le foglie stiano cadendo, mi apre scenari nuovi, mai visti primi.

La chioma sfoltita a me rivela vista: una vista su quella porzione di realtà che voglio vedere.

Sono finita di nuovo a fotografare il mio presente.

Mentre quello che volevo fare era continuare lo scritto precedente. 

Dalla tristezza alla felicità alimentata dalla mia amica, compagna di banco e di spensierate gioie che una volta disse:

«Eva, io non sono mai stata in Germania. La prima volta che vi viaggerò sarà quando tu ti trasferirai a Berlino»

Non ha menzionato promesse, né un "te lo giuro". Eppure, così disse, così ha fatto.

È stato stupefacente. Forse l'ho già scritto; la mia euforia nel rivederla, la malinconia nel salutarla, la naturalezza nello stare insieme fanno tutte parte di un bene. Un bene che si vive, nel presente, nel pensiero, nei ricordi e nell'attesa di nuovi incontri. Un'amicizia consapevole e consacrata dall'accettazione della vita e delle sue onde, dei suoi alti e i suoi bassi. 

Fortuna.



Ora: ieri per caso, navigando qua e la ho visto di sfuggita una foto e letto un luogo. Stavo lavorando quindi la distrazione con cui ho catturato la notizia ha voluto che ricordassi solo quei due elementi. E quindi la sera, dopo la palestra, durante una bufera (piccola) di vento e pioggia ho detto a Federico: «vuoi venire con me alla porta di Brandeburgo? Ho visto la foto di un'installazione! Dobbiamo assolutamente passare di là.»

Solo io, con quelle condizioni meteorologiche alla fine di una giornata e settimana da capogiro, potevo proporgli una cosa simile.

E solo lui mi avrebbe potuto rispondere di si.

Quindi con l'ombrello in orizzontale e due borse della palestra simpaticamente e al tempo stesso fastidiosamente pesanti, ci siamo avventurati verso l'opera. Nel buio del pomeriggio berlinese, di fronte alla porta dalla parte del settore ovest, tre bus in verticale. Come caduti dal cielo: una collisione perpendicolare alla terra. Un impatto visivo ambientale considerevole. Senza una contesto in cui collocarla, siamo tornati a casa un pò bagnati e un pò soddisfatti. Forse l'ho dimenticato o forse a Febbraio di quest'anno stando in Italia la notizia non mi aveva raggiunto ma: l'opera "Monument", progetto d'arte temporanea è stata installata nel Febbraio del 2017 a Dresda. Una barricata costruita da tre bus sul Neumarkt di Dresda. Questo scenario prima d'essere reso pubblico a Dresda era stato fotografato ad Aleppo. Non come installazione artistica ma come mezzo di protezione che i ribelli siriani hanno costruito per proteggere i civili dagli spari dei cecchini. Alcune agenzie fotografiche hanno raccolto le immagini di questa barricata ora simbolo di resistenza e protezione. Con questa opera temporanea, Manaf Halbouni ha voluto mettere un segno visibile della pace in un posto centrale e significativo nella città sassone, segno che coloro alla ricerca di protezione possono trovare accoglienza e benvenuto dai molti volontari che promuovono l'accoglienza dei rifugiati.

Sono dalla parte di quest'arte che ti rende partecipe, che vive della tua curiosità.

Queste sono le cose che vale la pena fare il venerdì sera (oltre andare a prendere un'amica all'aeroporto e cavalcare l'onda tra felicità e tristezza).



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