Sarebbe bello se insieme al titolo ad apertura di questo post ci fosse la foto di uno Strudel. E invece, voce del verbo strudeln=vorticare.
Marica mi ha fatto riflettere.
Ha risposto ad una mia considerazione in un modo che mi sta facendo vorticare la testa. D’altronde questo succede ogni volta che abbiamo l’occasione di sentirci e parlare nel modo in cui si parlano due persone che si sono sentite fino a due giorni prima.
L’ultimo periodo come ho già avuto la chance di descrivere, è stato molto movimentato; un vortice in cui mi sono sentita intrappolata mio malgrado. Ed ora ripensando a quello che ha detto, sempre Marica, credo abbia ragione nell’avermi detto che da quando mi conosce -molto- io sia sempre stata in un turbine. A suo avviso Eva è sempre stata in un vortice. Forse Eva se n’è accorta. Adesso si è resa conto della spirale in cui balla da un pò. E quando il bambino avverte il pericolo della caduta si irrigidisce e da quella volta in poi si farà male, sempre più male.
Il bambino dovrebbe diventare uomo cadendo rilassato, perché solo così non si fa male. O forse si, ma in modo diverso. Ora soggettivamente provo un dolore immobilizzante; qualcosa mi punge e lascio che mi punga perché spostarmi non mi farebbe capire che cosa mi sta pungendo. Anche se un’idea me la sono fatta per questo aspetto passivamente di tornare dentro l’onda. Opporsi o ricercarla mi farebbe faticare di più. Mi lascio andare alle emozioni dirompenti, e così sia.
Mamma ti penso e in questa serata calda, sento sulla pelle lo stesso caldo che senti tu. Quello emotivo che ci unisce in una coperta avvolgente.
Non c'è bisogno d'addolorarsi, hai ragione Papà, ci sarebbe solo bisogno d'abbracciarsi.
Intanto:
Ho guidato per la prima volta a Berlino. Guidare mi mancava, ma mi è mancato di più guidare sul lungotevere a Roma, nella considerazione che qui ci sono troppi semafori. Li trovo fastidiosi persino in bicicletta. Ho guidato una Mini sportiva che tutto desiderava tranne di doversi fermare ogni 2 minuti. La seconda volta in due giorni -esagerata!- ho guidato una smart. L’ho sempre desiderato e questa volta è successo perché ho sbagliato abbigliamento. Gonna troppo corta, vento troppo alto. Da quando mi è arrivata la valigia con Sendmybag dei miei indumenti estivi, mi sento come se fossi in spiaggia. E invece è Berlino, è dove ora sto costruendo quattro piccole pareti (che non saranno mai muri). Avranno sempre e solo finestre su tutti i lati per guardare in giro, dentro le altre finestre -rigorosamente senza tende- e guardarmi riflessa per capire di conseguenza dove sono. Il dentro e il fuori saranno sempre relativi.
[Ai ricordi che restano dentro e non andranno mai in fumo, a Mompeo e a due come noi che saranno sempre con noi ovunque siano.]
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